Di nuovo in guerra per “motivi umanitari”

Leggi il mio articolo nel Giornale di Brescia 22/3/2011

Il 2011, iniziato con la speranza disseminata dai movimenti non violenti sviluppatisi in Nord Africa e richiedenti democrazia e giustizia, rischia di tramutarsi in un anno di rivoluzioni tanto incompiute quanto sanguinarie. L’attenzione del mondo è, ovviamente, catalizzata dalla situazione in Libia, dove le forze dell’Alleanza occidentale stanno intervenendo contro il regime di Gheddafi.
Un intervento discutibile, per molti motivi: ammesso che si tratti di un «intervento umanitario», verrebbe allora da chiedersi perché non ci si mobiliti pure per le popolazioni civili in Yemen e Bahrein, entrambe esposte alla brutale repressione dei loro regimi. Certo, l’intervento occidentale in Libia pare avere la benedizione della Lega Araba, che non si è espressa invece in merito ai conflitti civili in Yemen e Bahrein, per ovvi motivi: se molti regimi arabi e gli US ritengono il rais yemenita Saleh «baluardo contro al Qaeda», gli stessi sospettano che dietro alle sommosse contro Al Khalifa del Bahrein ci sia il sostegno dell’Iran. Per cui, piuttosto che una possibile paventata espansione di al-Qaeda e degli ayatollah iraniani, meglio tenere in sella crudeli tiranni che ammazzano i propri sudditi.
Nessuno si muove in aiuto ai cittadini di quei due Stati, forse cinicamente sperando solo che le cose si acquietino in qualche modo e si possa continuare a correrci il Grand Prix.
Sul parere interventista della Lega Araba pesano, inoltre, vari sospetti; di certo i Paesi aderenti sperano che, d’ora in poi, si instauri un principio importante: nessun intervento delle truppe occidentali sarà più possibile senza il loro placet. Ma con che autorità si esprime una Lega i cui associati sono perlopiù Paesi, come lo Yemen o l’Arabia Saudita, governati da leader delegittimati o violentemente contestati dagli stessi loro cittadini? Sorge il dubbio che i Paesi della Lega Araba vogliano solo stornare l’attenzione pubblica da quanto sta succedendo al loro interno e che non siano sicuri delle proprie azioni. Infatti non solo non hanno dato supporto logistico alle operazioni Onu-Us in Libia, ma stanno già facendo marcia indietro: vedi la dichiarazione del segretario della Lega, Amir Moussa, che si è lagnato sulle modalità dell’intervento bellico franco-inglese anti Gheddafi.
Forse, questi regimi arabi si stanno rendendo conto che ora rischiano di essere detronizzati tanto dalla rivolta interna quanto da un possibile intervento straniero. L’intervento militare in Libia, insomma, si fonda su una serie di ipocrisie e di valutazioni sbagliate, sia da parte occidentale sia da parte della Lega Araba e, soprattutto, su un principio di legittimazione che non esiste: l’operazione è stata avallata dall’insolito supporto di regimi ormai delegittimati. Speriamo di non dover pagare, in futuro, un prezzo troppo alto per tale azzardata valutazione