Il Comitato per l’islam italiano, maschilista nei toni e nei fatti

Il Comitato per l’islam italiano, insediato presso il Ministero degli Interni lo scorso anno, e’ noto per le sue difficoltà, dal momento che contempla nel suo seno un’esigua minoranza di musulmani e di esperti in materia, mentre invece abbondano noti polemisti anti islam. Questa sbilanciata composizione continua a favorire prese di posizioni paradossali e discriminatorie proprio nei confronti dei musulmani.

L’ultimo documento stilato lo scorso 11 marzo (e disponibile sul sito del Viminale) in merito alle vicende che coinvolgono gli stati delle sponde meridionale e orientale del Mediterraneo, oltre ad essere intriso di banalità (le rivolte sono frutto di “una mobilitazione con una forte componente generazionale“); di mancanza d’informazione (il Comitato non prende in considerazione la situazione in Libia per “oggettiva complessità della situazione e dell’attuale scarsa decifrabilità“: ma allora, che ci sta a fare?); e del solito spauracchio della miscela “migrazione e islam (“al momento vi è solo una situazione di confusione e di incertezza, che determina una forte spinta all’emigrazione; ed è fuori di dubbio che quando c’è immigrazione senza controllo c’è spazio per le infiltrazioni da parte di criminali e di terroristi”), il comunicato sfiora il ridicolo sostenendo che la rivolta in Tunisia sarebbe stata animata da “giovani maschi [che] hanno lottato per ottenere il riconoscimento di fondamentali diritti umani”!

Oltre alla palese menzogna di simile affermazione, contraddetta se non altro dai numerosi servizi fotografici e televisivi che dimostrano l’intensa partecipazione femminile alle proteste per l’affermazione della democrazia, il linguaggio del Comitato è maschilista e discriminatorio. Come, del resto, la sua stessa composizione, che prevede solo una donna nel suo seno. Dal momento che il dibattito italiano è inflazionato da chi vuol sottolineare la presunta inferiorità delle donne nell’islam, non sarebbe ora che le istituzioni dessero un segno opposto, favorendo una maggiore partecipazione delle donne musulmane almeno negli organismi che le riguardano da vicino?