Musulmani e cristiani in Nigeria

In Nigeria, come in molti paesi africani, ci sono questioni politiche, economiche e sociali che determinano uno stato di perenne tensione tra vari gruppi etnici e /o religiosi, quali la carenza di risorse, l’iniqua distribuzione della ricchezza e le tensioni inter comunali. Semplificare ciò che sta accadendo e rappresentare la violenza in Nigeria come una guerra di religione non serve a chiarire la situazione.

Gli attacchi da parte di musulmani contro i cristiani ottiene in occidente grande attenzione, ma la realtà è che la violenza è effettuata dai membri di tutti i gruppi. E gli estremisti islamici del gruppoBoko Haram, ora principali responsabili delle violenti azioni contro i cristiani, hanno esordito terrorizzando per anni i loro correligionari nelle stesse province nigeriane.

Como lo stesso vescovo di Sokoto ha avuto occasione di dichiarare, la dicotomia tra benestanti cristiani nel sud e poveri musulmani nel nord Nigeria è fuorviante, se non altro perché vi sono milioni di cristiani che vivono anche a nord del Paese, ma, soprattutto, in quanto implica che il conflitto nord/sud e cristiani/musulmani sia inevitabile. Vi sono gruppi nigeriani inter religiosi che lavorano per la pace e la composizione del conflitto, ma altri sono gli elementi che remano contro ogni processo di riappacificazione.

Nonostante il suo Presidente, Jonathan, abbia recentemente proclamato che la Nigeria è il secondo paese africano che con successo sta combattendo contro la corruzione, i nigeriani sono di tutt’altro avviso, e individuano proprio nella corruzione dei politici e della polizia la principale causa del degenerarsi della situazione. In un Paese ricchissimo di risorse naturali, che pompa oltre due milioni di barili di petrolio al giorno, l’80% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e il sistema fiscale esige dai poveri molto più di quanto non richieda ai benestanti. Fra questi ultimi vi sono gli imprenditori, i quali, secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, pagano regolari tangenti a pubblici ufficiali. E così, nonostante, sempre secondo il parere della Banca Mondiale, la Nigeria rappresenti il miglior contesto africano per gli investimenti, costituendo la seconda economia e il principale mercato del continente con i suoi quasi 160 milioni di abitanti, per la maggioranza dei nigeriani le prospettive di vita sono assai misere. Gli 80 milioni di musulmani appartengono allo strato maggiormente discriminato ed è al loro senso di emarginazione politica ed economica cui fanno appello gli estremisti.

Per molti musulmani e cristiani lo spauracchio della guerra di religione è agitato dal governo per giustificare, ad esempio, ingenti somme destinate alla sicurezza (il 20% del bilancio annuale, assai più di quanto non venga impiegato per il programma di educazione primaria), nonché lo stato di coprifuoco nelle zone a maggior rischio, con il risultato, però, di perseguire i propri avversai politici più che non conseguire positivi risultati nella lotta contro il terrore.

Eppure, la soluzione è forse più semplice di quanto non appaia. Tre anni fa, l’amnistia concessa a chi deponeva le armi aveva portato a un periodo di pace, grazie anche ai benefit economici offerti ai “redenti”. Boko Haram e altre frange minori vogliono probabilmente solo entrare nel programma di aiuti e mettersi in evidenza come coloro i quali contribuiscono a far appianare le sperequazioni economiche a danno dei musulmani. Forse, vale la pena di esplorare questa strada, prima che il conflitto s’aggravi ulteriormente.

da Giornale di Brescia 6/12/2012