Erdogan,”sponsor” di an-Nahda?

leggi il mio articolo sul Giornale di Brescia del 29/10/2011:

Si sono chiuse le urne tunisine e gran parte del mondo s’è rallegrata soprattutto per l’alta percentuale di votanti, quasi a voler esorcizzare la preoccupazione per l’avanzata generale dei partiti islamici, per quanto moderati essi siano. Tale preoccupazione si trasforma in autentica paura in molti tunisini, i quali temono che l’avvento al potere di an-Nahda possa condurre ad un futuro e rapido deterioramento di alcune prerogative già acquisite decadi or sono, quali un codice di famiglia progressista, la facoltà di professare religioni diverse da quella maggioritaria, la presenza capillare e visibile delle donne nella società.

Al di là delle affermazioni dei leader del partito vincitore, che continuano a ribadire di non costituire un pericolo per le libertà personali dei tunisini, due cose sono certe: sono cambiati tanto i modelli perseguiti dall’islam politico globale, quanto le popolazioni musulmane. Nessuno può oggi pensare di poter instaurare un regime “all’iraniana” come accaduto negli anni ’80, e le stesse rivolte nei paesi arabi contro le dittature laico-militari hanno dimostrato come tutti i cittadini siano più che mai desiderosi di democrazia e libertà, seppur modellate secondo le loro esigenze, ovvero, declinando democrazia e libertà all’interno di una cornice religiosa-islamica. A questo proposito, è utile ricordare come sia piuttosto la Turchia a costituire un modello per gli stati arabi mediterranei. In questi anni di governo, l’AKP guidato da Erdoğan ha dimostrato non solo di essere in grado di mantenere un vasto consenso fra i propri elettori, ma pure di conquistare cittadini precedentemente contrari a votare per un partito religioso, grazie a una politica di inclusione di tutti e di mantenimento degli standard di vita “laici”. E’ stato proprio Erdoğan, nel suo tour settembrino tra Tunisia e Egitto, a sventolare il “modello turco” fondato sulla democrazia e la laicità, in cui tutte le religioni vengono ugualmente rispettate, che neutralizza le possibili minacce delle forze armate e riconosce alle minoranze pari dignità e piena legittimità, come un modello copiabile anche in altri paesi. Vista la situazione generale della Turchia, il livello di benessere conseguito, l’espansione economica e il ruolo prestigioso che il Paese s’è conquistato durante gli anni di governo di Erdoğan, l’AKP non poteva regalare spot migliore ai colleghi tunisini di an-Nahda.

Certamente, comunque, i tunisini hanno votato il partito più distante dal dittatore Ben Ali appena rovesciato, ma il fatto che an-Nahda abbia raccolto un ampio consenso anche tra i numerosi tunisini residenti all’estero merita una considerazione a parte, che investe il fallimento di un certo modello laico, nonché dei partiti che l’appoggiano, tanto in Tunisia quanto nella sponda settentrionale del Mediterraneo. Se molti tunisini residenti in Francia e in Italia, infatti, pur vivendo nel contesto di società laiche, che consentono anche a loro ampie libertà, hanno votato per un partito religioso, significa che il laicismo non è un formato gradito a tutti. Tutti, piuttosto, credono nella democrazia e nella libertà, ma intendono perseguire ed attuare queste due categorie secondo modalità, formule e credenze loro proprie.