Veli islamici:opinioni discordanti in Francia e Turchia

 

Mentre infuria la polemica sulla decisione francese di rendere il velo integrale un reato, e sono già scattate le prime misure contro le donne che vi si oppongono (ma la Francia non era il paese dell’uguaglianza e della libertà? E da quando in qua arrestare donne che protestano pacificamente è una misura atta a garantire la libertà delle donne stesse?), pure in Turchia infuria una polemica su un tema analogo, ma per diversi motivi. Ha destato infatti enorme scalpore l’opinione di Orhan eker, docente di Teologia all’università di Seluk, il quale sostiene che le turche sarebbero frequenti vittime di assalti sessuali a causa del loro abbigliamento troppo libero e “invitante”. La Turchia vanta un tristissimo record di violenza sulle donne, primato cresciuto esponenzialmente in questi ultime decadi, nelle quali, tra l’altro, l’uso di una qualche forma di velo da parte delle donne è in continua crescita. Nella civilissima Turchia sono in aumento non solo i casi di stupri e/o violenze di tipo sessuale, ma pure gli assassini configurati quali “delitti d’onore”: questi ultimi nel solo 2010 hanno mietuto più di 200 vittime. Fra le vari voci levatesi contro l’infelice uscita di eker si conta pure quale della teologa Hidayet Şefkatli Tuksal, esponente dell’associazione di femministe islamiche Başkent Kadin Platform (Piattaforma delle Cittadine), la quale ha sottolineato come purtroppo il velo non sia un deterrente contro le violenze sessuali, visto che ne rimangono vittime pure le donne che adottano le forme di hejab più rigorose.

Inoltre, il 90% delle donne turche che subiscono forme di violenza sono vittime di familiari o uomini del loro entourage, inclusi insegnanti o mentori di varia specie. Ma per i patriarchi come eker, la colpa è comunque solo delle donne, velate o non.