Per Giulio Regeni

T-c88df96929b0473fc8743f0c89c73756-350x350Sono trascorsi quasi tre mesi dalla tragica scomparsa di Giulio Regeni e fortunatamente la pressione di chi chiede la verità sulla terribile morte del dottorando italiano non è venuta meno, anzi, è aumentata. La campagna volta a ottenere giustizia per la barbara morte di Regeni era partita male, causa anche le distorsioni operate da alcuni media nei confronti del giovane, dipinto ora quale spia al servizio dei britannici, ora come un incosciente lanciatosi improvvidamente a fare domande scomode in un paese “difficile” quale l’Egitto. In entrambi i casi, Regeni era accusato d’essere la causa del suo stesso male, o, al massimo, vittima della incoscienza dei suoi docenti che l’avrebbero spinto a fare ricerca su argomenti scottanti in una paese pericoloso. In questa narrativa distorta le autorità egiziane hanno sguazzato, dapprima addossando la morte di Regeni ai loro nemici, i Fratelli Musulmani, quindi fabbricando un assurdo caso di rapina in cui Regeni sarebbe incappato.

Il movimento d’opinione sviluppatosi in vari angoli dal mondo ha premuto sulle autorità italiane affinché chiedessero a quelle egiziane resoconto del loro operato, e, finalmente, l’Egitto sembrava alle corde e costretto a dare spiegazioni efficaci. Ma ecco l’ormai purtroppo usuale colpo di scena: la Francia stringe la mano al dittatore al Sisi rinnovando accordi economici e militari con il Cairo e il dittatore egiziano tira un sospiro di sollievo, anzi, tracotantemente scagiona i propri servizi segreti da ogni responsabilità nell’orrendo delitto di Giulio Regeni. Ancora una volta, quindi, si dimostra come, innanzitutto, non esista nessuna politica estera comune per l’Unione Europea, i cui singoli paesi sgomitano a discapito l’uno dell’altro per stringere lucrosi trattati con spietati dittatori, alcuni agghindati con la divisa militare, come nel caso di al Sissi, altri ammantati di presunta legittimità religiosa –quali il saudita Salman, per rimanere nell’area medio orientale.

Con reiterata ipocrisia, nazioni che si propongono come paladine della democrazia e dell’uguaglianza, ospitando illustri dissidenti cui tributano onori e premi, contemporaneamente insigniscono di onorificenze gli stessi aguzzini da cui quei dissidenti scappano. L’ultimo caso significativo che coinvolge proprio la Francia è quello che ha visto il presidente Hollande consegnare la Legion d’onore a Mohammed bin Nayef, principe ereditario e ministro dell’interno dell’Arabia Saudita, monarchia che non si distingue certo per il rispetto dei diritti umani.

Eppure, le rivolte conosciute come “primavere arabe” hanno da tempo smascherato la pretestuosità della scusa addotta da molti governi europei a sostegno dell’alleanza con i dittatori mediorientali, ovvero che i vari Gheddafi, Ben Ali, Mubarak fossero da sostenere in quanto argini a migrazione e terrorismo. E neppure gli attuali despoti, da Al Sisi a Asad, sono dei baluardi contro il terrore, anzi, i loro regimi sanguinari non fanno che creare malcontento che sfocia in violenza e lotta armata. Per non parlare dei sauditi, principali reclutatori, finanziatori e disseminatori delle maggiori forze terroristiche che si fronteggiano in Medio Oriente e compiono attentati in Europa.Non vi sono altro che rimunerativi affari, quindi, a motivare la complicità tra stati europei e dittature mediorientali: ma a quale prezzo? Nell’attesa di una risposta, non dobbiamo dimenticare Giulio Regeni, ma pretendere la verità sulla sua morte.

 

da Giornale di Brescia 19/4/2016